La scuola e l'università - un danno all'individuo?

Le Bon nella sua opera descrive l'istruzione
    Il primo pericolo di questa educazione - molto giustamente qualificata latina - è di basarsi su un errore psicologico fondamentale: credere che l'imparare a memoria dei manuali, sviluppi l'intelligenza.
Quindi si cerca di imparare il più possibile; e dalla scuola elementare all'università, il giovanetto non fa che impinzarsi del contenuto dei libri, senza esercitare mai il suo giudizio e la sua iniziativa. L'istruzione, per lui, consiste nel recitare e obbedire. 'Imparare delle lezioni, sapere a memoria una grammatica o un compendio, ripeterli bene, ecco - scriveva un vecchio ministro dell'Istruzione pubblica, Jules Simon - una piacevole educazione dove tutto lo sforzo è un atto di fede davanti all'infallibilità del maestro, e che non riesce che a sminuirci e a renderci impotenti'.
[...] Si potrebbero forse accettare tutti gli inconvenienti della nostra educazione classica, quand'anche non creasse che spostati e scontenti, se l'acquisizione superficiale di tante conoscenze, la perfetta recitazione di tanti manuali elevassero il livello dell'intelligenza. 
Ma raggiunge essa realmente questo risultato? Ohimé, no! Il giudizio, l'esperienza, l'iniziativa, il carattere sono le condizioni di successo nella vita; e tutte questo non lo si apprende sui libri. I libri sono i dizionari utili da consultarsi, ma dei quali è perfettamente inutile immagazzinare nella testa lunghi frammenti. 
Come può l'istruzione professionale sviluppare l'intelligenza in una misura che sfugge completamente all'istruzione classica? Taine lo ha dimostrato assai bene nel passo seguente: 'Le idee non si formano che nell'ambiente naturale e normale; ciò che alimenta il loro germe sono le innumerevoli impressioni sensibili che il giovane tutti i giorni riceve all'officina [...] allo studio, sul cantiere, all'ospedale, dinanzi allo spettacolo degli strumenti, dei materiali e delle operazioni, in presenza di clienti, degli operai, del lavoro, dell'opera particolare dell'occhio, dell'orecchio, delle mani e dello stesso odorato, che, involontariamente raccolte o sordamente elaborate si organizzano in lui per suggerirgli presto o tardi combinazioni nuove, semplificazione, economia, perfezionamento o invenzione. Di tutti questi contatti preziosi, di tutti questi elementi assimilati ed indispensabili è privato il giovane alunno, e proprio nell'età feconda: per sette od otto anni egli è sequestrato in una scuola, lontano dall'esperienza diretta e personale che gli avrebbe dato la nozione esatta e viva delle cose, degli uomini e dei diversi modi di dominarli.
...Almeno nove su dieci hanno perduto tempo e fatica; parecchi anni della loro vita, anni efficaci, importanti e anche decisivi. Calcolate intanto la metà o i due terzi di quelli che si presentano all'esame, voglio dire i rifiutati; poi, tra gli ammessi, graduati, brevettati e diplomati, ancora la metà o i due terzi, voglio dire gli affaticati. Si é loro domandato troppo esigendo che in un tal giorno, su una sedia o dinanzi a un tavolo, fossero per due ore e per un gruppo di scienze, viventi repertori di tutta l'umana conoscenza. Difatti lo sono stati, o quasi, quel giorno, per due ore; ma un mese dopo, non lo sono più. Essi non potrebbero subire di nuovo l'esame; le loro acquisizioni, troppo numerose e troppo pesanti, sfuggono incessantemente fuori del loro spirito, e non ne acquistano di nuove. Il loro vigore mentale ha ceduto; la linfa feconda si é disseccata, l'uomo fatto compare, invece spesso é già finito. Collocato a posto, ammogliato, rassegnato a girare a tondo e indefinitamente nello stesso cerchio, si rifugia nel suo piccolo ufficio; lo assolve correttamente, e non vede più nulla all'infuori di quello. Tale é il rendimento medio; certamente la ricetta non compensa la spesa'.
[...] E il grande filosofo arriva alla seguente conclusione sulla sproporzione crescente della nostra educazione latina e della vita.
'Nei tre gradi per l'istruzione - per l'infanzia, l'adolescenza e la gioventù - la preparazione teorica e scolastica sui banchi, per mezzo dei libri, s'é prolungata e aggravata, in vista dell'esame o del grado o del diploma o del brevetto, e coi mezzi peggiori: con l'applicazione di un regime antinaturale e antisociale, col convitto, coll'eccessivo ritardo del tirocinio pratico, con l'allenamento artificiale e il riempimento meccanico, con lo strapazzo, senza considerazione del tempo in cui il ragazzo sarà adulto e delle funzioni virili che l'uomo fatto dovrà compiere, non tenendo conto del mondo reale dove il giovane dovrà vivere, della società a cui bisogna adattarlo o farlo piegare, del conflitto umano dove per difendersi e tenersi in piedi, egli dovrà essere, anzitutto, equipaggiato, armato, esercitato e pieno di forza' (Le Bon G., 1895).

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